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  • Immagine del redattoreAndrea Dallapina

Giornosofia 22 - C come Conflitto

L’abbecedario di Giornosofia giunge alla C come Conflitto. Alla D abbiamo trattato del desiderio. La condizione di vivere nel desiderio è il motore del nostro incontro quotidiano con il conflitto. Poiché il conflitto è da sempre in noi e nel mondo, con gli altri e tra gli altri. Vi è sempre conflitto tra desiderio e dovere. Tra desiderio e potere. Tra desideri divergenti nella nostra mente o nella società.

Prendiamo il classico desiderio di maternità/paternità (desiderio ritenuto naturale) e come viene affrontato in noi stessi e nella coppia. Ebbene qualsiasi sia la scelta (procreare o meno) sarà destinata al conflitto (anche laddove ci sia unità d’intenti e di visione).

La rinuncia a essere genitori, per non essere limitati nei propri ruoli professionali o per non cambiare la propria intimità di coppia, può portare a un conflitto creato dal senso di rimpianto e di isolamento.

La scelta di procreare porterà invece a un ridisegnarsi, solitamente in modo conflittuale, delle dinamiche relazionali all’interno della coppia.

Insomma, nessun pasto è gratis e non si può avere tutto, tanto per citare frasi a livello del senso comune.

Il senso comune porta però con sé l’idea che un conflitto è quella fase alla quale succede una vittoria o una sconfitta e quindi un periodo di pace. Il conflitto va superato, ci viene ripetuto. E se invece il conflitto fosse sempre presente ed esplodesse con conseguenze più tragiche ed evidenti in alcuni momenti, quando non lo si riesce più ad abitare? L’obiettivo dev’essere superare i conflitti, distruggerli, dissolverli e annientarli? Oppure prendersene cura, abitarli, comprenderli, viverli? Si dovrebbe pensare ai conflitti come a nodi da tagliare o a nodi da sciogliere e intrecciare continuamente?


Il conflitto va quindi percepito quale legame, va vissuto in un modo analogo a quanto pensavano i greci dell’agonismo, per cui c’era un buon agonismo e un cattivo agonismo. Quello mosso dall’orgoglio e dal ben fare e quell'altro spinto da rivendicazione e invidia.

In questo consiste lo sforzo di abitare il conflitto: tenere teso un legame, senza lasciarlo allentare, ma anche senza spezzarlo.


Come si traduce tutto questo in una giornosofia?

È difficile ricostruire artificialmente un conflitto allo scopo di esercitarsi. Ma ammettiamo che abbiate un conflitto con un figlio o una figlia, con il vostro consorte, con un’amica o un amico. Per riuscire a vivere il conflitto, e cioè a non ignorarlo ma nemmeno pensare di eliminarlo, è necessario creare una genealogia (quando e dove è nato, come si è evoluto) e una discendenza (come immaginiamo possa evolvere). Dobbiamo cioè costruire l’album di famiglia del conflitto, il suo habitat, da cosa è stato generato e cosa ha generato. Solo così si può pensare di creare una casa in grado di ospitarlo, di mettere comodi alcuni aspetti, di confinarne altri. Insomma, viverci assieme.

Vi aspetto alla B.


Il video di Giornosofia 22, più o meno le stesse cose dette alla videocamera.



Il podcast di Giornosofia 22 - C come Conflitto lo trovate qui assieme agli altri.

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