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  • Immagine del redattoreAndrea Dallapina

Giornosofia 19 - F come Felicità

Dopo la G di Gioia eccoci alla F di Felicità. Gioia e felicità non sono sinonimi. Divergono soprattutto su un piano temporale. La gioia è un’emozione istantanea, gratuita, è connessa al momento, è godimento, si occupa dell’ora.


La felicità ha invece nella sua etimologia i concetti di generazione e fertilità, perciò ha una dimensione temporale di apertura, di persistenza, di progetto, di seme che darà frutti. Per questo non si può essere felici, si può ricercare la felicità (nella Dichiarazione d’indipendenza degli Stati Uniti è infatti la ricerca della Felicità a essere sancita come diritto umano inalienabile, assieme a quello alla Vita e alla Libertà), perché la felicità, come la verità, sono dei cammini, hanno bisogno di un’intersoggettività, di generazioni di esseri umani, per essere valutate. Non si può essere felici senza uno sguardo comune e prospettico. Se un’idea o un progetto di oggi sono stati fecondi o validi, lo sapremo probabilmente solo fra qualche anno o secolo. Magari idee che ci appaiono oggi geniali non si riveleranno tali, e non saranno fertili, non renderanno più felice l’umanità.

La questione, nell'ottica di una Giornosofia, di una sapienza del giorno, che si confronta quindi con la nostra vita quotidiana, con lo svegliarci e il che fare oggi, è dunque, come posso essere felice senza conoscere il futuro? vivendo oggi?

Ripensando a Socrate e al suo demone (il dàimon o "guida divina" che sosteneva lo assistesse nelle sue decisioni e a cui lui era fedele), potremmo dire che per essere felici dobbiamo corrispondere il nostro talento, la nostra inclinazione, assecondarli responsabilmente.


Occorre perciò rispondere alla domanda: chi sono io? E la risposta non è facile, non è un codice fiscale. È una risposta in divenire, che comporta molte altre domande, cosa mi piace e cosa no? con chi o cosa mi sento bene e con chi o cosa no? e come interagisco con gli altri e il mondo? come mi vedono e come li vedo?

La ricerca della felicità è un cammino quotidiano. L'alternativa è credere in una via mistica, alla possibile comunione spirituale con qualche ente o dimensione trascendentale: è una strada proposta da alcune sette o religioni. Se invece pratichiamo il cammino, la ricerca dev'essere un coltivare giornaliero, una cura di sé, degli altri, del mondo, affrontata giorno per giorno.

La scelta finale del Candide di Voltaire dovrebbe essere letta così: coltivare il proprio orto non dà la felicità, ma la ricerca della felicità è come coltivare il proprio orto. È un impegno quotidiano, è un veder crescere giornaliero, a volte con traumi (la grandine, la siccità) ma al di là del risultato, che forse ci vedrà gioire (godere) o forse no (il raccolto non sarà abbondante come auspicavamo), a renderci felici, nel senso di essere proiettati in un cammino di ricerca (e quindi di predisposizione alla felicità) sarà la prospettiva scelta, quella di prendersi cura ogni giorno del nostro rapporto con il mondo.

L'esercizio di oggi di giornosofia è quindi bello che pronto. Prendete almeno una piantina, se non avete un orto, e coltivatela. Probabilmente molti già lo fanno, provate allora a scrivere un diario, piccole annotazioni sulla coltivazione: come vi sembra oggi la pianta? le avete dato più o meno acqua? è spuntato un bocciolo? è caduta una foglia? Lasciate traccia del vostro cammino alla ricerca della felicità.

Buona coltivazione. Vi aspetto alla E.


Il video di Giornosofia 19, più o meno le stesse cose dette alla videocamera.


Il podcast di Giornosofia 19 - F come Felicità lo trovate qui assieme agli altri.

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