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  • Immagine del redattoreAndrea Dallapina

Giornosofia 18 - G come Gioia

Il viaggio a ritroso nell’abbecedario di Giornosofia arriva alla G come Gioia. Gioia si ritiene avere la stessa origine etimologica di godimento (il latino gaudium, gaudere), gioia quindi come desiderio appagato.


La gioia di scartare i regali di Natale è forse l’esempio più lampante. Oppure quando, più in generale, qualcuno ci regala qualcosa che desideravamo ma non avevamo mai confessato di volere. Quando ci capita di esplodere gioendo in un “Come facevi a sapere che…”

Provare gioia vuol dire sentire la sensazione di essere beniamini della vita, che ciò che desideriamo ci accade, il "non mi sembra vero che… eppure…". La gioia è avere la dimostrazione che le aspettative immaginarie, le fantasie, possono diventare realtà.

La gioia (e quindi il godimento) è però un’emozione, e come tale destinata a essere momentanea. Si tratta di un piacere intenso ma breve. Il rischio? Sentire la necessità di trovare un nuovo desiderio. Perché se so che posso avere una cosa, se il soddisfacimento del mio desiderio può essere pane quotidiano, non c’è più l’effetto del sorprendente appagamento, che è invece tra gli ingredienti della gioia.

Per questo solitamente di fronte alla gioia si possono avere due atteggiamenti: il primo è quello di alzare l’asticella, crearsi aspettative sempre più alte, proiettarsi in una dimensione utopica. Ci ripetiamo: "se devo gioire dev’essere per qualcosa di grande, eccezionale, ecc."

Il secondo è quello di non avere aspettative, cioè di non voler più desiderare.

Come dire: "non voglio godere per pochi istanti, e poi passare il resto del tempo nella nostalgia del com’è stato bello".


Si tratta di due atteggiamenti verso la vita riassumibili, l'uno, nel sognare a occhi aperti e, l'altro, nel vivere passivamente e routinariamente.

È possibile una terza via, che non finisca per chiedere la Luna, da un lato, e smetta di desiderare, dall’altro? È possibile una sapienza quotidiana in grado di gioire senza rinviare il godimento o senza consegnarsi al rimpianto?

Di certo esiste una terza via perversa, che è quella di assecondare ogni pulsione o desiderio, di godere senza freni. Alla fine porta però a un’assuefazione alla gioia, a una gioia "fredda". È l’effetto bulimico, quello di abbuffarsi, dal cibo al sesso, sino a ogni altro piacere (binge drinking, binge watching, ecc.).


L'esito è l'impossibilità di gioire ancora, perché come posso gioire se manca l’effetto sorpresa, se il godimento dipende solo da me (dal mio desiderio). Se non vi è l’imprevisto incontro, la scoperta che il desiderio dell’Altro è quello di corrispondere al mio (e cioè la mia gioia, l’appagamento del mio desiderio, diventa il desiderio dell’Altro). Pensate alla gioia che proviamo nel vedere qualcuno contento per il soddisfacimento di un nostro desiderio. Ma anche come rinunciare alla gioia che nasce dal piacere, dal soddisfacimento del desiderio che arriva in modo casuale, inaspettato, attraverso quella che si chiama eterogenesi dei fini (senza che vi sia la specifica volontà mia o di qualcun altro). Insomma, come si fa a gioire, senza dare un senso (seppure temporaneo, dinamico, a posteriori) a quello che ci accade?


E allora, concretamente, esiste una quarta via? Un’alternativa alla frustrazione ("anche oggi non ho fatto la rivoluzione"), alla rassegnazione ("niente grilli per la testa") e al puro edonismo ("godi e non rompere")?

Se avessi la ricetta l’avrei brevettata e sarei un benefattore dell’umanità oppure un miliardario. Esiste però la possibilità di allenarsi a non andare fuori strada. L’esercizio filosofico di oggi è quello, alla fine della giornata, di pensare a un evento del giorno che desideravamo accadesse ed è arrivato inaspettato. Non c’è stato? Amen. Riproviamo domani a fare lo stesso bilancio.

Ci alleneremo a essere più attenti a ciò che desideriamo e ad accorgerci quando ci capita si realizzi. Il cammino non è quello di svegliarsi al mattino con un nuovo desiderio (a livello conscio o inconscio ci viene già in automatico, e spesso è più di uno). Il punto è capire quando l’appaghiamo e se veramente lo volevamo, se realmente ci stupisce, ci fa dire "non pensavo che oggi…invece..."

Buone sorprese, vi aspetto alla F.


Il video di Giornosofia 18, più o meno le stesse cose dette alla videocamera.


Il podcast di Giornosofia 18 - G come Gioia lo trovate qui assieme agli altri.

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