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  • Immagine del redattoreAndrea Dallapina

Un anno in più

Fine settimana con rischio di temporali e piogge, soprattutto domenica, sull’alto Piemonte.

Il barometro del giovedì invece guarda al Sol Levante, dove sta per celebrarsi la cerimonia d’apertura delle Olimpiadi. Tra le numerose notizie legate all’evento a 5 cerchi mi ha colpito la storia di 4 atleti del Sud Sudan che erano giunti a fine 2019 in Giappone per allenarsi in vista di Olimpiadi e Paralimpiadi con un programma di cooperazione: il Sud Sudan è un giovanissimo Paese, tra i più poveri al mondo.


Quando a marzo dell’anno scorso si decise di rinviare le Olimpiadi, iniziative di solidarietà nella città che li ospitava portarono a prolungare il loro periodo d’allenamento nipponico sino a oggi (a casa loro le piste sono di polvere e tornare avrebbe avuto poco senso). Di questa storia ognuno può prendere la parte che preferisce: l’integrazione, la solidarietà, lo sport che unisce, che diventa ambasciatore di pace tra le persone (i giochi olimpici nell’antichità portavano alla sospensione delle guerre).


Il barometro del giovedì è però mosso dalla riflessione sugli effetti secondari della pandemia. Di quelli tragici, dei morti e dei ricoverati, ne abbiamo contezza. Poi ce ne sono stati altri: le vacanze e le feste rinviate, i progetti e gli eventi rimandati. Gli atleti del Sud Sudan ne sono un emblema. Un anno lontano da casa inaspettato, un tempo dilatato e sospeso. Un anno buttato? No, semplicemente la vita è così, se ne frega dei nostri progetti, ci costringe quotidianamente a modificarli, rimodellarli. A qualcuno capita più di altri, e a volte è in meglio.



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