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  • Immagine del redattoreAndrea Dallapina

Sono "solo" storie

Nell’Alto Piemonte si attende un fine settimana con cieli tendenzialmente poco nuvolosi e senza precipitazioni.


Il barometro del giovedì scruta invece le notizie dagli Esteri. La prima considerazione è che spesso non trovano eco sui media principali, a meno che riguardino le principali democrazie occidentali, oppure si tratti di guerre, colpi di stato, disastri o di gossip o “coccodrilli” su personaggi famosi stranieri (attori, cantanti, sportivi, ecc.).


La seconda è che, anche quando appaiono, non ci dicono molto su come vivono, cosa fanno, cosa pensano altrove. Voglio dire, sappiamo per filo e per segno come si festeggia il Natale, Halloween e il Giorno del Ringraziamento negli Usa non perché abbiamo letto eruditi reportage, ma perché abbiamo visto centinaia o migliaia di ore di film e serie tv (una volta li chiamavamo telefilm) di produzioni video a stelle e strisce.


Non è una novità abbiamo imparato come si viveva nell’Ottocento non dai libri di Storia ma dai romanzi di appendice. Insomma, prestiamo più attenzione se le informazioni ci vengono fornite mentre ascoltiamo una narrazione. Il marketing lo sa, e quindi avanti con lo storytelling.


Un recente spot della Nike, aveva senz’altro la voglia di raccontare, attraverso delle storie con protagoniste tre calciatrici, il bullismo e il razzismo che si può incontrare all’interno della società giapponese. Lo spot ha però sollevato polemiche in terra nipponica, le proteste parlano di una rappresentazione stereotipata del Sol Levante, molti.


Non so dire se sia vero o meno, so solo che è l’ennesima prova che noi umani prendiamo maledettamente sul serio le storie.



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