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  • Immagine del redattoreAndrea Dallapina

Quando ritirammo il pollice

Nell’Alto Piemonte previsti un sabato dal meteo variabile e una domenica soleggiata. Il barometro del giovedì si occupa invece di pollici.


Ieri girava nelle chat di Whatsapp un video che riprendeva l’appello a diffondere la conoscenza del Signal For Help (trovate spiegato bene cos'è, la storia e i motivi in questo articolo del Post https://www.ilpost.it/2021/03/17/gesto-violenza-domestica/).


È un segnale pensato per chi è vittima di violenza domestica e, rinchiuso in casa, vuole lanciare un messaggio d’aiuto a un passante. Una bella intenzione, non semplice da regolare nella fase successiva (una volta ricevuto il segnale che faccio? Chiamo la polizia? Un centro antiviolenza? Verifico di persona?).

Di certo ha il merito di mettere in evidenza un dramma sociale, che si stima aumentato nei periodi di lockdown, zone rosse e, in generale, maggior tempo trascorso tra le mura domestiche.


Il segnale è semplice. Il pollice piegato all’interno del palmo e le altre dita che si piegano sopra.

In sostanza l’opposto del celebre gesto dell’autostop, dove il pollice è aperto all’infuori.


Proprio l’altro giorno leggevo che gli anni tra i Sessanta e i Novanta furono, statisticamente, il periodo d’oro dei serial killer. Tra le possibili spiegazioni vi è anche il fatto che era ben più diffuso l’autostop e si viveva in un clima di fiducia nel prossimo. Poi del prossimo abbiamo iniziato ad aver paura, il pollice non è più spuntato e alla fine il mostro l’abbiamo trovato dentro casa. Ne valeva la pena?




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