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  • Immagine del redattoreAndrea Dallapina

Quando eravamo belli

Sabato e domenica tempo soleggiato o poco nuvoloso nell’Alto Piemonte. Il barometro del giovedì si guarda invece allo specchio e, pensando all’abusata frase del grande russo nato 200 anni fa: “La bellezza salverà il mondo”, marca perturbato. Meno male, ci sono anche altre forze in campo, dal senso di responsabilità alla ricerca tecnico-scientifica, altrimenti… ad aspettare la bellezza. Perché la bellezza è una delle grandi sconfitte del tempo attuale.


Non lo dico semplicemente perché abbiamo vissuto due anni meno intensamente, ma siamo invecchiati ugualmente; non è perché il mantra della funzionalità ed utilità ha vinto sull’estetica, la tuta sulla cravatta, ecc., o perché le crisi aumentano le paure e non la solidarietà, la grettezza cresce più dell’altruismo.


Certo, ci sono anche tutti questi fattori, però il senso di minor bellezza o di aumentata bruttezza è soprattutto nei nostri occhi. La vista funziona così: il cervello invia un’immagine alla retina e la visione conferma o corregge rispetto a ciò che vede, a volte non corregge e nascono le illusioni ottiche. Quindi se vediamo minor bellezza, non cogliamo più nei volti e negli occhi degli altri quella luce che ne illumina i destini è perché ci siamo disabituati alla bellezza. È perché siamo entrati in modalità: cerchiamo le cose concrete non quelle ideali.


Forse sbaglio a parlare al plurale, e, dei miei 25 lettori, solo io ho perso la capacità di vedere il bello. O forse è il rigetto di un imperativo consumistico che ci invita a scegliere solo cose belle. Mentre io vorrei tornare a vedere belle persone!




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