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  • Immagine del redattoreAndrea Dallapina

Più forte

Anche questo fine settimana non mancheranno rovesci temporaleschi nell’Alto Piemonte. Il barometro del giovedì invece è ancora fermo sui cieli di Tokyo.

Una delle notizie più commentate degli ultimi giorni è stata quella del ritiro di Simone Biles, la ginnasta fuoriclasse Usa, che in sostanza ha detto: “Grazie, ma preferisco di no”. Ha dato anche delle giustificazioni: troppa pressione, ecc..

La notizia ha fatto il paio in Italia con quella della fine di carriera di Federica Pellegrini (in questo caso scontata e prevista, dopo l’ultima finale olimpica).

Ecco quindi, le truppe dello psicologismo che si sono subito armate all’attacco. Scorrono fiumi di caratteri o di parole per commentare i perché e i per come di una scelta. Come ci si sente in questi casi? e così via.


Tutto normale, gli esseri umani hanno bisogno di dare senso a ciò che li circonda (che comporta anche farsi gli affari degli altri), ma oggi dietro ogni inquadratura di un gesto atletico, è ormai automatico il risuonare dello storytelling familiare del campione, la docu-fiction, il profilo psicologico.


Il messaggio è più o meno sempre questo: i sogni possono avverarsi, e se non si avverano infiliamo la sonda psicologica per capire perché. Invece, per avere le risposte, basterebbe ripetere il motto olimpico. Ovvero, c’è chi è "Più veloce! più in alto! più forte!" e chi no.





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