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  • Immagine del redattoreAndrea Dallapina

Perché pedalare?

Fine settimana nell'Alto Piemonte con nubi sparse sabato e cieli più sereni domenica. Il barometro del giovedì individua invece la persistenza della burrasca della disuguaglianza. Sabato ascoltavo online il lucido intervento dell’economista Stefano Zamagni al festival d’Internazionale. Parole semplici, concetti chiari, che sarebbero da trasmettere a reti unificate.

Il punto è questo: nel mondo diminuisce la povertà ma aumenta la disuguaglianza. Cosa significa? Per povero estremo o assoluto la Banca Mondiale intende chi ha meno di due dollari al giorno a disposizione per i beni essenziali (sono circa 750 milioni di persone, ma in passato erano molti di più).

Il numero dei poveri estremi diminuisce poiché il mercato ha tutto l’interesse a trasformarli in consumatori, il fatto è che i “non poveri” non sono tutti uguali: tra i Musk e i Bezos e chi guadagna due dollari al giorno ci sono miliardi di dollari di differenza, ma soprattutto di opportunità.


Sin dai tempi della Grecia di Aristotele sappiamo che la democrazia sopravvive se esistono disuguaglianze limitate, se cioè chi ha meno vede chi ha di più come più abile o meritevole, se invece ritiene che chi ha di più lo ha per un’ingiustizia, per opportunità a lui negate dal sistema (il classico esempio sono le donne che in media, a parità di mansioni, guadagnano meno degli uomini), ecco che il sistema democratico è percorso da tensioni che poi possiamo definire come vogliamo: populismi, sovranismi, ecc., che possono essere guidate da ideologie di destra o di sinistra, ma che sostanzialmente hanno consenso poiché esistono disuguaglianze ritenute ingiuste.


La pandemia ha in alcuni casi accentuato queste disuguaglianze. Proprio sabato ne ho avuto un esempio. Doveva riaprire nella nuova sede la biblioteca di Verbania, la città in cui vivo, ma sabato fuori dalla porta c’era un cartello che sintetizzo così: “riapriamo martedì in seguito alle disposizioni del nuovo Dpcm”.


Cosa dice il Dpcm? “Il servizio di apertura al pubblico dei musei e degli altri istituti e luoghi della cultura (tra i quali è compresa la biblioteca, nda) […] è assicurato, dal lunedì al venerdì, con esclusione dei giorni festivi”.


Ammettiamo che in italiano assicurato equivalga a consentito, a differenza di quanto ho sempre pensato, e cioè che fosse sinonimo di garantito. Detto altrimenti, io interpreto che secondo il Dpcm il sabato non è vietato aprire. Bene, ammettiamo però che in effetti sia corretta l'interpretazione che il Dpcm vieti l’apertura al sabato delle biblioteche, mentre consente lo stesso giorno l'apertura delle librerie.


Non è un chiaro fenomeno di disuguaglianza? Chi ha i soldi può comprarsi i libri tutti i giorni e chi non li ha non può rispondere ai suoi bisogni culturali nel fine settimana, cioè quando magari avrebbe il tempo per farlo. Ovviamente l’esempio è minimo e può essere traslato in numerosi settori, e non solo in tempi di Dpcm.


Per cui la priorità delle democrazie, oggi, non dovrebbe essere abolire la povertà (assistenzialismo), ma ridurre le disuguaglianze. Dovrebbe essere quello di pedalare per andare avanti, non di pedalare per non andare indietro.



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