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  • Immagine del redattoreAndrea Dallapina

Non si può esser seri

Fino a sabato massime sopra i 20 gradi nell’Alto Piemonte, da domenica un brusco calo delle temperature preannuncia una settimana che si prospetta all’insegna del tempo variabile.


Il barometro del giovedì si è invece già fatto trasportare da queste giornate che meteorologicamente ricordano l’inizio di giugno più che la fine di marzo. Complice il fatto di aver segnato un anno in più sulla tacca, mi sono venuti in mente i versi di Rimbaud:


“Non si può essere seri a diciassette anni

Quando i tigli sono verdi lungo il viale”.


Il poeta simbolo della libertà e della trasgressione in una delle sue più celebri poesie racconta che nelle serate di giugno, quando i tigli profumano, si devono mandare al diavolo i caffè dalle luci splendenti, il loro caos, le loro birre.


Per il giovane artista “maledetto” l’ebbrezza è respirare la linfa, che sale alla testa come uno champagne. E ci si innamora fino ad agosto.


Nessuna droga, sostanza psicoattiva, pratica estrema gli pare dunque più seducente ed eccitante di quell’aria di giugno lungo i viali alberati.


Ecco, di solito si cita sempre solo il primo verso: “Non si può essere seri a diciassette anni”, lasciando intuire che è una questione di età, una sorta di giustificazione per la “stupidera” tardo-adolescenziale, e ci si dimentica di citare il verso seguente: “Quando i tigli sono verdi lungo il viale”.


Non è una questione di età. È che non si può esser seri, nel senso di interpretare il ruolo assegnato, quando i tigli sono verdi. Punto.


La questione alla quale ognuno di noi dovrebbe rispondere, a ogni età, è: come faccio a riconoscere il viale che mi rende ebbro, la strada che mi fa innamorare, mi fa mandare al diavolo la routine.


Non perché la routine sia il Male, ma semplicemente perché per poterla accettare, abbiamo bisogno di sapere che c’è un viale profumato che la costeggia. Non solo nelle notti di giugno.





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