Nani e giganti
- Andrea Dallapina
- 6 mag 2021
- Tempo di lettura: 1 min
Fine settimana con previsioni di tempo soleggiato e temperature miti nell’Alto Piemonte.
Il barometro del giovedì confessa invece la sempre crescente difficoltà nel vedere film nuovi.
Ormai faccio fatica a trovare qualcosa di interessante. Sarà perché l’offerta di nuove produzioni on demand è continua e tarata su gusti differenti, ma alla fine mi ritrovo a vedere film già visti.
Il risultato è però di non ritrovare più quelle emozioni che avevo associato nel ricordo a quelle prime visioni. Insomma, un’opera d’arte può essere un capolavoro, ma nel tempo cambiano i nostri valori estetici che sono influenzati dal gusto contemporaneo, cambiano le cose che ci emozionano, i contesti sociali e sentimentali nelle quali le viviamo.
Insomma, è più facile che un film (o un libro o un’altra opera) che abbiamo snobbato la prima volta ci si riproponga sotto una diversa luce, anziché un film amato ci emozioni come allora.
Quindi ho di fronte due strade: la prima è rivedermi tutti i film brutti, così così o insignificanti e cercarne un’inattesa bellezza, l’altra è approfittare della riapertura dei cinema (per ora solo qualcuno nei grandi centri) e tornare a vedere film nuovi sul grande schermo.
Perché forse il problema è tutto lì. Il fascino del cinema, come diceva Fellini, è che diventiamo nani sulla poltrona davanti a giganti in azione. Mentre quando lo schermo è piccolo, nel tinello o addirittura nel palmo, i giganti siamo noi sul divano che assistiamo alle vicende di lillipuziani.
Tra le due opzioni sceglierò quindi la sala di proiezione. Peraltro, di questi tempi, è anche l’unica occasione per vedere giganti in azione.

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