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  • Immagine del redattoreAndrea Dallapina

Lo giuri?

Fine settimana che si preannuncia umido nell'Alto Piemonte, con piogge soprattutto nella giornata di domenica.


Il barometro del giovedì è invece perturbato dalla scomparsa del giuramento. Forse è solo una percezione personale, però mi pare che il giuramento sia ormai passato di moda.


Quando ero ragazzo era tutto un giurare sin da piccoli. “Dai, giuralo!”, si ripeteva continuamente, con successiva gara a chi trovava la cosa più singolare sulla quale promettere.

Era lo scimmiottare una pratica pubblica, una cosa da grandi. E infatti quest'ultimi rimbrottavano i più piccoli perché parodiavano una cosa sacra, con la quale non scherzare.


Sono stato obiettore di coscienza, ma mi hanno sempre affascinato i racconti degli amici che si preparavano durante il CAR del servizio di leva al giuramento, perché poi diventava una festa alla quale chiamare amici e parenti e un’occasione per poter sfoggiare la divisa in libera uscita. Ma soprattutto c’erano i giuramenti d’amore e i giuramenti tra amici. Legami fatti di parole, immateriali, eppure fondamentali per mantenere l’onore.


Ecco, non so quale sia la causa e quale l’effetto. Ma anche l’onore non pare più andare più di moda. Oggi si usa lo “scusate, mi sono sbagliato” e si pensa di andare avanti come prima, dall’assassinare una persona al mettere la cipolla nell’amatriciana.


Se avessi i soldi di Zuckerberg liquiderei Facebook e aprirei un nuovo social network. Lo chiamerei Honorbook, il libro d’onore, quello in cui devi meritare di starci, perché devi mantenere le promesse, corrispondere la fiducia. Poi penso che i nostri lontanissimi antenati pelosi passavano la maggior parte del tempo a costruire le relazioni sociali spulciandosi. Perché togliersi le pulci, cazzeggiare, è un bisogno più popolare dell’onore. E oggi abbiamo scelto di soddisfarlo grattandoci con un pollice virtuale.




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