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  • Immagine del redattoreAndrea Dallapina

La vista del mago

Previsto un fine settimana asciutto nell’Alto Piemonte dopo un inizio in umido del 2021.

Ieri si è celebrata l’Epifania, che, oltre a portar via tutte le feste, significa letteralmente manifestazione dall’alto. Nell’Antica Grecia, dove la parola è nata, indicava le feste nelle quali le divinità di mostravano (ovviamente all’interno del tempio).

E invece come è raccontata nei vangeli questa manifestazione divina? “Entrati nella casa (i Magi), videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono”. Insomma, quello che lascia perplesso il barometro del giovedì è: possibile che i Magi si fanno centinaia di chilometri dall’Oriente seguendo una stella per omaggiare il re dei Giudei, scoprono che vive in una modesta abitazione di Betlemme e lo adorano ugualmente?


A ben pensarci nella Bibbia le manifestazioni divine sono quasi sempre “soft”: una voce, un rovo ardente, nessun gran finale hollywoodiano. Anche dopo la Resurrezione, Gesù è scambiato per un ortolano o un viandante. A essere particolarmente spettacolari sono invece le manifestazioni di collera divina: diluvio, piaghe, pioggia di fuoco, apertura delle acque del Mar Rosso, e così via.


Usciamo dalla metafora religiosa, ebbene, anche laicamente dobbiamo osservare che il male è scenografico: i terremoti, le inondazioni, le pestilenze, i roghi, le guerre, le stragi. Mentre il bene, il sacro, ciò che celebra il mistero della vita è discreto. Una vita che nasce, una mano che si tende o un progetto che viene condiviso possono manifestarsi ovunque, tra chiunque, non servono riflettori. Insomma, quella storia per cui la pianta che cresce non fa rumore, a differenza di quella che cade, dovremmo ricordarcela quando ci domandiamo perché non arrivano i nostri. È perché sono già qui, basta saperli vedere, anche senza essere dei Magi.




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