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  • Immagine del redattoreAndrea Dallapina

La rivincita di Q

Previsto un fine settimana con possibilità di piogge, anche consistenti, nell’Alto Piemonte.

A lasciare perplesso il barometro del giovedì sono invece due notizie apparentemente senza un collegamento. Una è la morte dello scrittore John Le Carré, maestro della spy-story, l’altra la notizia di un’agenzia di stampa iraniana che sostiene che lo scienziato Mohsen Fakhrizadeh sarebbe stato ucciso da mitragliatrici radiocomandate, nascoste in un veicolo poi esploso pochi minuti dopo l’attentato.


Le due notizie sono la rappresentazione, una metaforica (la morte di uno dei grandi padri dello spionaggio nella letteratura novecentesca), l’altra d’attualità, di come la tecnologia informatica, tra i mestieri che ha mandato in pensione, conta anche quello dell’agente segreto con licenza di uccidere. Per meglio dire, la licenza di uccidere c’è ancora, ma non serve il savoir faire, saper mimetizzarsi, carpire la fiducia, sparare a bersagli in movimento, prevalere nel corpo a corpo, ecc. è meglio essere abili nella georeferenziazione e nelle trasmissioni criptate.


Per parafrasare i romanzi di Fleming (altro grande nume tutelare della spy-story) è come se Q, il responsabile dei Servizi segreti britannici che fornisce le armi più sofisticate a James Bond (e di cui quest’ultimo si fa beffa distruggendo auto fantascientifiche), avesse deciso che non serve più 007, che le armi può usarle direttamente lui dal suo laboratorio. E con pari letale efficacia, grazie a droni, radiocomandi e simulatori a 3D o di realtà virtuale.


Non si tratta solo di un danno per la produzione letterario-romantica, ce ne faremmo una ragione, di ottime storie “segrete” ne sono già state scritte forse a sufficienza.


No, è un problema etico. Perché anche il più spietato killer di fronte a un volto umano potrebbe avere qualche scrupolo prima di sparare, potrebbe negoziare (a volte con maggiori vantaggi per la sua causa), ma se il grilletto è un joystick premuto a migliaia di chilometri di distanza, senza l’odore della paura e il sapore del sangue? Se chi preme non ha un volto, se il delitto non ha testimoni, se l’impunità diventa una licenza di uccidere senza il rischio di morire? Chi ci proteggerà dalla rivincita di Q?



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