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  • Immagine del redattoreAndrea Dallapina

L'illusione della Tachipirina

Tempo soleggiato nel fine settimana nell’Alto Piemonte.

Il barometro del giovedì ricorda invece uno spot di una trentina di anni fa. Recitava: prevenire è meglio che curare.


Il fortunato slogan ebbe senz’altro il merito di sdoganare un concetto semplice che vale dal lavarsi i denti al vaccinarsi. Poi c’è chi l’ha preso troppo sul serio, e la prevenzione è diventata l’idea di un possibile rischio zero, con tutte le conseguenze del caso.


D'altronde, se non vuoi incendi, crea il deserto. Uno strano cortocircuito per cui la soluzione finisce con il coincidere con ciò che si vuole evitare. Da preventiva la medicina è così diventata predittiva, con interventi su corpi sani per evitare possibili future patologie. Ci sarebbe da discuterne, ma non è questo il punto del barometro di questa settimana.


Il concetto del prevenire è piaciuto anche al di fuori dell’ambito sanitario ed è stato esportato a livello sociale. E qui però le cose si complicano. Perché il disagio sociale non è come una malattia, non è causata da un virus, un batterio o qualche accidente fisico. È invece frutto di condizioni economiche e relazionali.


L’idea che si possa prevenire il disagio senza cambiare la struttura sociale, è come pensare che prendere una pastiglia di paracetamolo ci impedirà di ammalarci. Invece prevenire non è curare i sintomi, è rimuovere le cause.


Ma chi si gode la situazione sociale attuale che interesse può avere nel rimuovere le cause? L’unica cosa al quale può essere interessato è rimuovere possibili conflitti. Detto brutalmente, la prevenzione del disagio si riduce a un fattela andare bene e non disturbare il manovratore. Un’offerta più che legittima, ma, per favore, non chiamiamola prevenzione.




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