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  • Immagine del redattoreAndrea Dallapina

L'animale morente

Sabato e domenica cieli sereni o poco nuvolosi nell’Alto Piemonte.

Il barometro del giovedì, complice il clima pestilenziale di questi giorni, per associazione di idee, ha visto balenare nella mente il titolo di un romanzo di Philip Roth di qualche anno fa: L’animale morente.


Non ricordavo dove l’autore avesse preso il titolo, sono andato a controllare, si tratta di un verso di una celebre lirica del poeta irlandese Yeats.


La poesia s’intitola Sailing to Byzantium (traducibile in Navigando verso Bisanzio).

Oltre a essere molto bella, evidenzia l'idea dell’immortalità attraverso l’arte.


Nel moderno scontro fra i sostenitori della Natura e della Tecnica, in cui al centro rimane la ricerca dell’immortalità (di specie o individuale) attraverso la sopravvivenza dei corpi, il poeta ci ricorda che l’unico afflato d’immortalità che possiamo respirare è cantare “di ciò che è passato, che passa, o che sarà”, è diventare arte.


I poeti sono tra i più fortunati esseri umani.

Non ci credete? leggetevi la poesia di Yeats (qui https://bit.ly/3G7sxg8 trovate l’originale e la traduzione italiana) e non vi sentirete più pesanti animali morenti pieni di acciacchi e di dubbi.


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