Buon Nevoso

Inizio d’anno nell’Alto Piemonte con previsioni di nuove precipitazioni nevose anche a bassa quota. Il barometro del giovedì, nell’ultimo giorno dell’anno, è invece perturbato dalle convenzioni. Se Napoleone fosse stato più fedele alla Rivoluzione francese e più fortunato a Waterloo, forse domani non festeggeremmo un nuovo anno, poiché avremmo festeggiato l’inizio del 228esimo anno dell’era repubblicana il 22 settembre scorso, e domani sarebbe solo l’11 di Nevoso. Così era chiamato il mese a cavallo tra i nostri dicembre e gennaio.

Per oltre una decina d’anni, tra Sette e Ottocento, in Francia e negli Stati vassalli, quindi anche in parte dell’Italia, fu infatti adottato un calendario partorito da alcuni degli scienziati e matematici più celebri di Francia. Era tutto a base dieci. Dieci mesi, con tre decadi da dieci giorni, dieci ore al giorno da 100 minuti, e minuti da cento secondi.

Tutto molto logico e razionale, anche se il problema dei bisestili restava anche così. Nomi dei mesi che ricordano le caratteristiche stagionali e non antiche divinità romane. Eppure. Eppure, a differenza di altre innovazioni illuministico-rivoluzionarie che alla fine vennero adottate anche altrove (per esempio il sistema metrico decimale), il calendario rivoluzionario sopravvisse solo nei libri di scuola (il Colpo di Stato del 9 Termidoro). Forse perché le misure sono affari da tecnici, mentre i giorni e mesi, lo scorrere del tempo, il rimembrare il passato e il progettare il futuro sono umana e comune esperienza. Fanno parte del nostro stare al mondo.

Ogni tanto vale la pena ricordarci che le norme sociali sono convenzioni, ma che le convenzioni non sono solo arbitrarie, per affermarsi hanno bisogno della legge (della minaccia sanzionatoria), ma anche di essere vissute, condivise, fatte proprie. E in Italia, il Paese dell’infinita promessa di riforme, non andrebbe mai dimenticato.

Beh, comunque auguri, buon Nevoso! Quest’anno i sanculotti ci avrebbero beccato.

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